Partendo dalla convinzione, peraltro oramai validata scientificamente, che la psiche influenzi e interagisca con le funzioni del corpo, tutti concordiamo sul fatto che alcune patologie a carico dello stomaco e dell’intestino possono essere legate a situazioni di stress emotivo, a conflitti psicologici più o meno noti al paziente e a situazioni di Ansia o Depressione.
Un recente studio condotto in Scandinavia, su un campione molto ampio di ben 65.000 persone, ha confermato che i pazienti affetti da disturbi d’ansia, associati o meno a depressione, hanno una probabilità di sviluppare gastrite spastica da 1.5 a 3.2 volte più elevata rispetto ai soggetti sani.
Per questo motivo all’attenzione dello psicologo e dello psichiatra spesso si rivolgono pazienti che soffrono delle cosiddette patologie funzionali, cioè un disturbo della funzione di un organo senza che vi sia un’alterazione della sua struttura anatomica.
La richiesta di un aiuto specialistico di questo tipo, il più delle volte, avviene dopo un periodo caratterizzato da tentativi di risolvere i sintomi agendo direttamente sull’organo disturbato. A volte si ottengono risultati soddisfacenti con riduzione dei sintomi e del disagio ad essi connesso. Spesso, infatti, questi disturbi, sebbene non gravi o pericolosi, interferiscono in modo marcato con la qualità della vita del paziente, creando, ad esempio, problemi rispetto all’allontanarsi dalla propria casa o ad alimentarsi in viaggio o al lavoro o in cene conviviali.
Altre volte invece lo squilibrio psicologico di fondo è tale da impedire la risoluzione della sintomatologia.
È molto frequente che i pazienti affetti da un Disturbo d’Ansia riferiscano problemi digestivi di vario tipo tra cui il reflusso gastroesofageo, la gastrite, la sensazione di bolla gastrica, aerofagia, digestioni lunghe e laboriose, eruttazioni, nausea o ripienezza post-prandiale, dolori epigastrici e inappetenza, stitichezza o colite, associati al timore di assumere alcuni alimenti.
Qualche volta l’enfasi emotiva su questi disturbi e sulla loro correlazione all’alimentazione è tale da configurare essa stessa un Disturbo d’Ansia che influisce in modo rilevante con la gioia e la libertà del paziente di godere del cibo e del momento del pasto.
La presunzione che vi sia una genesi psicologica di un disturbo somatico deve comunque sempre conseguire ad accertamenti precisi che permettano l’esclusione di un problema organico.
La farmacologia classica possiede farmaci molto utili nelle patologie funzionali dell’apparato gastroenterico ed essi possono essere associati anche ad una terapia che miri a risolvere il quadro psichico che le determina o le aggrava.
Esistono molecole con attività antispastica, che agiscono cioè sulla motilità di questi organi, inibendola e modulandola quando è eccessiva o che la stimolano quando è carente. Esistono farmaci che controllano la produzione di acido cloridrico a livello gastrico e farmaci che fungono da protettori della mucosa dello stomaco irritata; lo specialista gastroenterologo ha, in effetti, a sua disposizione tutta una serie di farmaci che possono aiutare a modulare la funzionalità dell’apparato gastroenterico, riducendo la sintomatologia che disturba il paziente.
A mio parere, e secondo il principio di un’attenzione alla persona e all’organismo come un insieme fatto di parti che interagiscono fra loro, è buona pratica medica non limitarsi al controllo dei sintomi, risultato peraltro molto utile per la qualità di vita del paziente, ma occuparsi anche dell’aspetto psichico o psicologico che può essere alla base del problema.
Lo psichiatra quindi dovrebbe lavorare in accordo con il collega gastroenterologo, valutando la struttura della personalità del paziente, la sua attuale situazione di vita, soprattutto per ciò che concerne la sua vita affettiva e relazionale, in famiglia così come al lavoro, approfondendo l’esistenza di possibili motivazioni e conflitti che possano essere con-causa della sintomatologia.
Insieme a queste valutazioni lo psichiatra deve conoscere la qualità e l’entità dei sintomi, sia psichici sia fisici, in modo da valutare l’indicazione a una terapia farmacologica o psicologica o, il più delle volte, l’associazione dei due approcci.
Anche la farmacopea psichiatrica possiede diversi farmaci che possono aiutare in questi casi, come gli ansiolitici, alcuni di questi vengono anche formulati in associazione con molecole che riducono la motilità intestinale e la secrezione gastrica e gli antidepressivi, i quali risolvono il quadro d’ansia o depressivo sottostante al disturbo gastrointestinale.
La terapia psicologica è invece necessaria in tutti quei pazienti nei quali il medico riconosca una struttura di personalità caratterizzata da tratti poco flessibili e che portano il paziente ad affrontare le difficoltà e i problemi relazionali, o di qualsiasi altro genere, mettendo in atto comportamenti e soluzioni  inefficaci quando addirittura non dannose.
Nella modulazione dell’ipereccitabilità del sistema neurovegetativo, legata a fattori psicologici, che è implicata nella comparsa di disturbi come la Sindrome del Colon Irritabile o il Reflusso gastroesofageo, sono particolarmente utili i rimedi della Medicina Omotossicologica.
Senza entrare nel dettaglio è importante sapere che esistono preparati che agiscono sull’ansia, sull’eccitabilità e sulla motilità dell’intestino e dello stomaco, utili per risolvere gli spasmi dolorosi, farmaci che controllano le scariche diarroiche o stimolano la peristalsi nel caso di forme ad impronta stitica.
Non tralascio, anche in questa sede, di ricordare che, se vogliamo aderire ad una concezione del benessere e della salute, che sia frutto di una visione dell’uomo come di un sistema in equilibrio e che scambia importanti informazioni con l’ambiente nel quale vive, dobbiamo porre una attenzione costante e una adeguata consapevolezza sull’importanza di altri semplici fattori che concorrono al raggiungimento dello stato di salute.
Quindi, ancora una volta pongo l’enfasi sullo stile di vita inteso come qualità e quantità di alimentazione e di moto e il rispetto del ciclo sonno-veglia, in modo che rispondano alle necessità e alle esigenze individuali.
Peraltro, le stesse regole valgono per un approccio di cura integrato dell’ansia e della depressione, che tra le diverse cause, riconoscono anche la loro origine in uno stile di vita poco attento a norme basilari e piuttosto intuitive di rispetto della propria persona intesa sia come corpo fisico che come mente.